Più sicurezza sul lavoro e qualità della vita per la donna. È questo il monito che giunge dal rapporto Anmil (Associazione nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro) “Donne, lavoro e disabilità: fra sicurezza e qualità della vita”, presentato a Roma il 7 marzo, alla vigilia della festa della donna.
Secondo i dati raccolti da Anmil, nel nostro Paese si fa ancora molto poco per tutelare le donne lavoratrici, considerando che solo l’1,4% del Pil è destinato alla famiglia e alla maternità (percentuale che nella media europea arriva invece a 2,1). L’Italia si colloca quindi in 74ma posizione, secondo la classifica pubblicata nel 2010 dal World Economic Forum sulla condizione della donna.
Allarmante anche il dato che riguarda la sicurezza in ambiente di lavoro e la sicurezza nel tragitto che va da casa a lavoro e poi di nuovo a casa. Gli infortuni registrati lungo il percorso quotidianamente compiuto coinvolge 43mila donne su un totale di 89mila, quindi il 50,7%. “Per la donna la probabilità di subire un infortunio in itinere è superiore di ben il 50% rispetto a quella del collega uomo. Per le donne che lavorano il pericolo più diffuso è rappresentato dal percorso che si effettua per recarsi o tornare dal posto di lavoro”, si legge nel rapporto.
Ancora più preoccupante il dato che riguarda la sicurezza delle donne disabili. Per loro, non basta l’eliminazione della barriere architettoniche, ma serve, secondo Anmil, una vera e propria proposta di legge che consente un’integrazione ottimale e veramente efficace tra accessibilità e sicurezza. “Nelle norme di settore - fanno sapere - non sembra ancora delinearsi un approccio improntato ai criteri di accessibilità e inclusività che tenga conto delle differenze di genere e del loro impatto sull’organizzazione del lavoro e della qualità della vita dell’individuo disabile”.
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